Pur iniziato senza i migliori auspici, il 2022 è stato un anno record per Distillerie Bonollo SpA. Il gruppo con base a Formigine ha infatti archiviato l’anno con ottimi risultati a livello di distilleria: 30,2 milioni di euro di fatturato (+12% rispetto il 2021), un utile ante imposte di 9,8 milioni di euro e ebitda a 4,8 milioni. La performance positiva si evince anche in termini di consolidato del Gruppo Bonollo, con 45,5 milioni di fatturato (+50% sul 2021), un utile ante imposte di 20,3 milioni (+75%) ed ebitda a 23 milioni.

“L’esercizio 2022 è stato sicuramente un anno singolare – ha raccontato a Pambianco Wine&Food l’amministratore delegato Andrea Bonollo – a causa delle forti speculazioni a livello mondiale, scaturite in seguito al conflitto russo-ucraino, in particolare con riguardo alle dinamiche dei costi energetici”.

Le scelte intraprese da tempo dalla società per cercare di avvicinarsi il più possibile all’indipendenza energetica hanno però dato un importante contributo. “Gli investimenti realizzati in passato nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (biogas e biomasse) ci hanno permesso di mitigare quella che sarebbe potuta essere un’annata disastrosa per realtà energivore come la nostra, trasformandola invece in una delle migliori della storia del Gruppo”, chiosa Bonollo.

Pur non avendo sofferto nei numeri di bilancio a causa della pandemia, dato che “con grande flessibilità abbiamo subito volturato ad alcool per sanificare le materie prime e gli impianti destinati ai distillati, trasformando un problema in opportunità”, anche Distillerie Bonollo fa i conti con dinamiche congiunturali complesse. “Il mercato dell’Horeca è stato il più danneggiato dal covid – evidenzia l’AD – e proprio adesso, mentre gli analisti indicavano alte aspettative per una piena ripresa della socialità fuori casa, l’inflazione galoppante sta togliendo potere di acquisto e rischia di bloccare nuovamente le vendite. È evidente che i distillati non sono un bene di prima necessità”. La Gdo, invece, “continua a lavorare a pieno ritmo sui primi prezzi e sui prodotti a marchio proprio, ma non vuole riconoscere ai produttori gli aumenti che hanno sostenuto dal punto di vista energetico e sistemico, rischiando così di mettere in ginocchio il tessuto produttivo italiano”.

Ciò nonostante, Distillerie Bonollo – che pure ha differenziato accelerando sulla produzione di alcol per la trasformazione in biocarburante di seconda generazione – non perde il focus sulla grappa. “Sicuramente saremo sempre presenti nel mercato della grappa – chiarisce l’AD – ma se non ci sarà un cambiamento di rotta rispetto alla demonizzazione dell’uso dell’alcool (arrivata oggi fino ai warning in etichetta), i consumi saranno destinati a calare, soprattutto in Italia. La grappa è un prodotto ancora poco conosciuto nel mondo e poco esportato. Bisognerà avvicinare per quanto possibile, con un processo che sarà inevitabilmente lento, altri consumatori stranieri all’acquavite di bandiera, facendo cultura e comunicandone bene il valore”.

In ottica promozionale, anche la mixology può fare la sua parte, anche se per Bonollo “la grappa è un prodotto particolare, con una forte personalità. I bartender normalmente utilizzano basi alcoliche più neutre ed economiche, come vodka o gin per dare l’apporto alcolico necessario alle loro miscele. La grappa permette però percorsi molto interessanti, con nuovi equilibri di sapori, da far conoscere al consumatore sempre più esigente, attraverso un assaggio consapevole. La mixology offre grandi opportunità per questo prodotto, con un forte potenziale inespresso, soprattutto sui mercati esteri”. E l’azienda emiliana ha tracciato la strada, creando con Nio Cocktails un box con quattro miscelati ready-to-drink per avvicinare le nuove generazioni utilizzando le loro modalità di consumo.

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